Page 44 - STORIA_della_PRIVACY
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Michele Iaselli e Stefano Gorla, “Storia della Privacy”
da leggi; c’è una grossa contraddizione. Due quest’ipotesi la conclusione
scontata dovrebbe essere che se il singolo non percepisce l’esistenza di
impedimenti, non li conosca, o non provi un determinato desiderio di com-
piere l’azione è libero (teoria delle passioni stoica, secondo la quale la liber-
tà aumenta in proporzione alla capacità di liberarsi dalla schiavitù dei pro-
pri desideri). Day ha giustamente fatto notare che il non provare desiderio
nel compiere azioni non significa essere liberi di farle, né aumenta la quan-
tità di libertà cui disponiamo.
La libertà, su tali presupposti, richiama immediatamente alla tematica degli
impedimenti, dei vincoli posti alla libertà, indipendenti dai singoli desideri.
Molte sono le cose che l’agente non potrebbe fare, (alzarsi in volo), ma
sarebbe bislacco non considerarlo libero per questi impedimenti. L’esem-
pio è dato dalla limitazione di parola delle minoranze politiche e una per-
sona affetta da handicap. Nel primo caso l’impedimento proviene da altri ,
nel secondo è frutto di limitazioni naturali delle quali nessuno è responsa-
bile, che però non deve in nessun caso confondersi con la non libertà.
Quindi i vincoli della libertà sono collegati esclusivamente con la responsa-
bilità morale di chi pone in essere l’ostacolo (vincoli esterni). Possono esse-
re anche vincoli interni, che chiamano in causa il problema della autodeter-
minazione e condizione di essa, rientrando nell’ambito della libertà positiva.
Ciò da luogo a contraddizioni.
C’è un conflitto interiore , in grado di dividere l’agente dalla razionalità dei
fini e l’irrazionalità delle passioni, che determina, quale conseguenza non
voluta, la necessità per l’agente di sottostare a dei vincoli di cui pure vor-
rebbe sbarazzarsi razionalmente. Ad esempio il fumatore che la mattina si
compra un pacchetto di sigarette di cui pure paventa gli effetti nocivi, non
compie un gesto di libertà. Il concetto di libertà negativa non si deve ricon-
durre ad un discorso quantitativo dei vincoli esterni alle possibilità d’azio-
ne. L’esempio proposto è il test dei semafori di Taylor. Confronto tra Gran
Bretagna e Albania degli anni 70, per un possibile ma improbabile misura-
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