Page 47 - STORIA_della_PRIVACY
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Michele Iaselli e Stefano Gorla, “Storia della Privacy”

cietà di massa, che produce il livellamento delle condizioni materiali e spi-
rituali, mortificando l’autonomia dei singoli e la loro autorealizzazione, pre-
serva la condizione più tipica di libertà positiva, cioè quella di
autodeterminazione dell’individuo e la sua possibilità di realizzarsi. La sua
differenza con l’ideologia borghese classica risiede nel fatto che quest’ulti-
ma è profondamente radicata sul convincimento della necessità di saldare
assieme la difesa della vita privata con quella della rispettabilità dell’indivi-
duo, aspetti che il neoliberismo separa nettamente.[20]

Infatti, nella teoria neoliberale il diritto alla vita privata rappresenta un ten-
tativo di restituire un valore più umano alla posizione dell’individuo nella
società borghese, sottraendogli la condizione dell’esser proprietario. Il va-
lore dell’individualità è quindi da intendersi come inviolabilità di uno spa-
zio in cui il singolo vive l’autenticità più assoluta delle sue idee al riparo da
invasioni fisiche e interiori. L’invasione non riguarda più solo gli ambiti
commerciali, corredati da s.m.s. subliminali, che aggirano il consumatore
nelle sue scelte.

Si è avuto un impressionante sviluppo tecnologico, che ha invaso tutti i
campi, anche politici, attraverso la c.d. tecnopolitica. Sta cambiando il mo-
dello educativo, ora basato su sistemi formativi che vedono regredire lo
scambio diretto e personale in favore di sistemi tecnologici ti tipo mediati-
co che, pur veloci e completi, impediscono l’esperienza fondamentale del-
la critica e dell’obiezione.

È quindi inadeguato il concetto di libertà negativa entro il quale ricondurre
la privacy, perchè la protezione dei dati personali, intesa come indisponibi-
lità di informazioni concernenti la propria persona, acquista un senso
quando collegata alla protezione dell’immagine dell’individuo, ovvero al
vantaggio connesso all’utilizzo della propria immagine. Questo perchè la
privacy tutela l’identità piuttosto che la persona. Ciò consente di prospet-

[20]	 L. Mumford, La Cultura delle Città, Edizioni di Comunità, Milano, 1954

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