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Maurizio Taliano e Davide Acquaviva, “I Compro Oro”

avendo miniere aurifere»[7]. La loro diffusione è simile a quella della peste
che, però, profuma di bucato: infatti molti Compro Oro, secondo recenti
inchieste, sono autentiche “lavanderie” delle varie mafie. L’oro, metallo
“nobile” per eccellenza, chiamato da John Maynard Keynes “cimelio barba-
rico” è diventato, nella terminologia dei broker di Wall Street, un “bene rifu-
gio”[8].

Ranieri Razzante, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e
membro dell’Osservatorio sulla criminalità economica del CNEL (Consiglio
Nazionale dell’Economia e del Lavoro), sostiene che: «Un esercizio su due
è di proprietà delle organizzazioni criminali. Il 60% di queste attività sareb-
be soggetto a infiltrazione criminale, correlata a fenomeni delinquenziali
quali il riciclaggio e l’evasione fiscale»[9].

Andrea Zironi, presidente dell’Anopo (Associazione Nazionale Operatori
Professionali in Oro), nel 2012 dichiarava: «I Compro Oro e le attività che
non rispettano i requisiti imposti dalla legge n. 7/2000 commercializzano
prodotti per fini industriali provenienti da “situazioni ambigue”. Sono anni
che lamentiamo un uso “sfalsato” delle bilance, il mancato rilascio di un’a-
deguata ricevuta, l’applicazione di prezzi, reali e non, da usura, l’obbligo di
possedere tutti i requisiti di legge e i presidi anti-riciclaggio.

[7] Ulgheri Raffaella, «Compro Oro in crisi: fatturato dimezzato, un terzo dei
negozi chiuso», Il Sole24Ore, 19 marzo 2014, http://www.ilsole24ore.com/art/fi-

nanza-e-mercati/2014-03-19/compro-oro-crisi-fatturato-dimezzato-terzo-nego-

zi-chiuso-181430.shtml?uuid=ABpcKA4.
[8] In realtà l’oro possiede le caratteristiche di bene rifugio ma anche di ultima
speranza per quel vasto strato di popolazione appartenente alle fasce più deboli,
maggiormente colpite dall’aggravarsi della crisi economica.
[9] Razzante Ranieri, «Affari d’oro» La Repubblica, 19 settembre 2011.

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