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Michele Iaselli e Stefano Gorla, “Storia della Privacy”

crudeltà, si scrisse: “Qui giace Alessandro Sesto. È sepolto con lui quanto venerò:
il lusso, la discordia, l’inganno, la violenza, il delitto”. Per Olimpia Pamphili, co-
gnata di Papa Innocenzo X si sentenziò: “Per chi vuol qualche grazia dal sovra-
no aspra e lunga è la via del Vaticano. Ma se è persona accorta corre da Donna
Olimpia a mani piene e ciò che vuole ottiene. È la strada più larga e la più corta”.
Pasquino piaceva alla gente al punto da essere imitato a Venezia dal Gob-
bo di Rialto e a Firenze dal Porcellino della Loggia.

Ma andare in piazza a “leggere” una statua non era il massimo della como-
dità. Bisognò però aspettare i primi giornali, fra Sei e Settecento, per go-
dersi in santa pace un bel pettegolezzo.
A prendere in mano la penna furono all’inizio anonimi cronisti di fatti inso-
liti, scandali e matrimoni, i cui dettagli indiscreti e dissacranti venivano fat-
ti circolare in libretti stampati in proprio. Finché un nobile decaduto, il ve-
neziano Gasparo Gozzi, pubblicò per la prima volta le sue “ciance” su un
bisettimanale popolare, la Gazzetta veneta: era il 6 febbraio 1760.

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