Page 35 - STORIA_della_PRIVACY
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Michele Iaselli e Stefano Gorla, “Storia della Privacy”
americano sottolineano l’esigenza di una concreta trasparenza della pub-
blica amministrazione di fronte al cittadino, in quanto è questa caratteristi-
ca che meglio consente a quest’ultimo di controllare l’operato della prima.[14]
Questa esigenza di trasparenza porta nel 1966 all’adozione del Freedom of
Information Act (FOIA), il cui scopo è appunto di assicurare al cittadino
l’accesso a tutte le informazioni sugli enti pubblici e detenute da questi,
attraverso la pubblicità di tre categorie di atti:
• la descrizione dell’organigramma centrale e periferico degli enti, dei
luoghi e degli uffici presso i quali gli interessati possono presentare la
richiesta di avere notizia delle informazioni;
• le funzioni, i modi e i metodi dell’attività dell’ente, i regolamenti relati-
vi ai procedimenti e le informazioni necessarie per la partecipazione ai
procedimenti;
• le norme emanate su delega del legislativo e gli emendamenti a tali
disposizioni.
Uno dei punti dolenti del FOIA (modificato nel 1974 e, successivamente,
nel 1986), è la sua applicazione. Agenzie in possesso di informazioni deli-
cate e riguardanti la sicurezza nazionale, come CIA, FBI e Pentagono, quan-
do non rifiutano legittimamente la richiesta, possono impiegare fino a cin-
que anni per dare un risposta. Il fatto che manchino effettive previsioni
sanzionatorie a carico delle agenzie, rende spesso disapplicato lo scopo
principale del FOIA.
Ma ciò che più rileva sottolineare su questa disciplina, è la sua fondamen-
tale importanza come elemento normativo a cui rapportare il successivo
Privacy Act del 1974, che viene configurato come deroga al “diritto di sa-
[14] W.L. Prosser, Privacy, a legal analysis, in California Law Review, n.48,
1960
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