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Maurizio Taliano e Davide Acquaviva, “I Compro Oro”
preziosi per conto di inconsapevoli clienti, onesti e regolari, che
non avevano mai venduto gli oggetti registrati a loro nome[64].
Successivamente la traccia degli ori venduti o delle vendite simula-
te si perderà nelle fucine. Si finge infatti la fusione o la trasforma-
zione del metallo prezioso e si mette denaro liquido in cassa, spac-
ciandolo per il ricavato dell’operazione eseguita in fonderia. In
questo modo il denaro proveniente da traffici illeciti ritorna nelle
mani dei delinquenti, ripulito dal suo “passato” criminale.
Una circolare della Banca d’Italia ha stabilito che gli esercizi com-
merciali che comprano oro non sono autorizzati a trattare oro fino,
semilavorato o uso industriale. Tuttavia non esiste norma né rego-
lamento che impedisca ai proprietari dei negozi di trattare con un
intermediario, il quale possa portare l’oro nelle fonderie. Qui il me-
tallo prezioso viene trasformato con un costo che si aggira sui 40
centesimi di euro al grammo creando dei veri e propri lingotti. Così
le catenine, i braccialetti e le spille degli italiani in difficoltà o che
erano custoditi nelle loro abitazioni diventano ricchezza pulita per
il crimine organizzato.
Un’altra caratteristica che contrassegna le attività commerciali
Compro Oro è la celerità con cui talune di esse aprono, chiudono
e, soprattutto, cambiano di proprietà. Il continuo avvicendarsi del-
le licenze, fenomeno definito “balletto delle licenze”[65], rende ancor
[64] Durante un’operazione di polizia sono stati invece scoperti atti di vendita
firmati “in bianco” da parte dei privati cedenti, sui quali venivano riportati dati di-
versi ovvero maggiorati rispetto a quelli effettivi.
[65] Cfr. “Dossier sulla diffusione dei negozi Compro oro sul territorio naziona-
le”, a cura di AIRA – ANOPO, aprile 2012, pag. 27, consultabile all’indirizzo: http://
www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/documento_even-
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